[Fullmetal Alchemist] In a girl's clothes
May. 2nd, 2010 09:56 pm![[identity profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/openid.png)
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Titolo: In a girl's clothes
Fandom: Fullmetal Alchemist
Personaggi/Pairing: Edward Elric, Alphonse Elric
Rating: Nc-17
Wordcount: 1036 (
fiumidiparole )
Warning: Yaoi, voyeurismo, crossdressing, incest
Riassunto: Al gioca coi vestiti della mamma di quando era una fanciullina. Edward è uno spione. Fate due più due. ♥
Disclaimer: Se io fossi Hiromu Arakawa, sti due tromberebbero fino all'esaspero. Ma purtroppo sono suoi, quindi io non ho nessun diritto su di loro - questo non mi ferma dal fargli fare le peggior cose, comunque :D
Note: Scritta per
mmom_italia (e per alimentare un po' il counter u_u)
In a girl's clothes
Lascia scivolare una mano sotto la maglietta, il colletto tondo che gli solletica la pelle mentre china la testa e scioglie i capelli sulle spalle. Le sue gambe sprofondano sul piumone azzurro cielo, le cosce adornate da giarrettiere bianche di pizzo e la mutandina rosa costellata di pois bianchi che si intravede tra la confusione delle pieghe della sua gonna.
Lo specchio lo riflette e lui sorride, aprendo la bocca di pesca per liberare un sospiro basso.
Alphonse non avrebbe mai pensato di poter finire in questo modo, lì a toccarsi e sospirare mentre si guarda e si piace, vestito degli abiti da ragazza di sua madre. Osserva la sua mano accarezzare il petto dallo spazio vuoto tra le clavicole la stoffa che dovrebbe essere piena di un seno che non c’è, gioca con i suoi capezzoli piccoli e rosa, e i denti non sanno fare altro che affondare nelle labbra lucide della sua saliva.
La porta è leggermente socchiusa, uno spiraglio lasciato aperto un po’ per incoscienza, un po’ per provocazione.
È sicuro che da un momento all’altro qualcosa apparirà nell’andito, e non se ne andrà via finché lui non avrà concluso.
Piega la testa all’indietro e geme falsamente, il tono di voce che si alza e si propaga per la stanza, riscaldandola di un calore nuovo. La mano libera scorre leggera sul suo collo, gioca coi suoi capelli d’oro prima di scivolare sulle cosce, a sollevare la gonna candida.
Guarda il suo sesso indurirsi dietro la stoffa semitrasparente delle mutande e sorride, mentre guance calde si colorano di un rosso sempre più intenso. Chiude gli occhi e sospira, e in quel momento non è nessuno, ed è tutto ciò che vuole.
La schiena formicola appena, lì appena sopra il bordo della biancheria.
Riapre gli occhi ed è come una magia, quella che s’è venuta a creare. Lui è lì, nascosto dietro la porta di ciliegio, gli occhi spalancati e una mano che scompare dietro il muro.
Sa che non resterà lì a lungo.
Non cerca il suo contatto visivo, non ne ha bisogno: sa che resterà incollato a lui per tutto il tempo, finché non deciderà che il gioco è finito e lui potrà tornare ad essere l’ingenuo fratellino di Edward Elric, il figlio modello, il ragazzo perfetto.
La mano scivola tra le sue gambe, le cosce lisce e morbide spalancate per offrire a suo fratello lo spettacolo migliore della sua vita.
I bracciali sul suo polso tintinnano, quando la mano avvolge l’erezione scivolata via dalla stoffa leggera dell’intimo. Ne accarezza la punta, ci gioca con le dita e le labbra si schiudono come un fiore al sole, pronte a ricevere qualunque cosa.
La vede, la mano del suo fratellone che si sposta nello stesso identico punto dove lui ha la sua ora, infilata in tutta fretta dentro i boxer.
Geme, il sedere che trova appoggio sui polpacci mentre la mano che giocava col suo petto ora scivola sul materasso per sostenerlo.
Chissà a cosa pensa Ed, vedendolo vestito come una ragazzina.
L’unica cosa di cui è certo al momento è che lo spettacolo gli aggrada, eccome.
Gioca con la pelle, trascinandola con sé mentre le dita si chiudono ad anello e scivolano per la sua lunghezza, e la schiena si solleva e si rilassa ad ritmo quasi calmo, all’inizio. I brividi lo scuotono mentre la mano si muove lenta sulla sua erezione, tortura piacevole per lui e per il suo spettatore.
Gli piace da morire.
“F-fratellone…” lo chiama, labbra gonfie e umettate che si sporgono appena in una supplica. Un gemito arriva in risposta oltre la parete, ma lui fa finta di non sentirlo – Edward guarda e non vuole essere visto, e lui lo farà felice continuando ad ignorare la sua presenza, e ad amarla fortemente.
Alphonse raccoglie le prime gocce di sperma sulla sua punta, portando le dita umide alla bocca e cominciando a lambirle con la lingua, a succhiarle e ripulirle e venerarle come se fossero quelle del fratello; gli occhi sono semichiusi e lucidi mentre pronuncia il nome di suo fratello, i capelli ondeggiano sulla sua schiena senza ritmo preciso.
Un altro gemito.
Stavolta non è basso, non tenta di camuffarlo; è lì, forte, e gli vibra nelle orecchie e lo scuote, ordinandogli di cominciare a toccarsi e toccarsi senza smettere per nemmeno un secondo.
E come può non obbedire, con un fratello che quasi gli fa tenerezza, mentre trema e a momenti per errore chiude la porta, commettendo il peggior sbaglio della sua vita di adolescente con gli ormoni alla gola?
Precludersi una visione celestiale come quella sarebbe davvero in linea con la sua idiozia.
La mano ora scivola perfettamente, lasciando che il rumore della pelle umida si unisca ai suoi gemiti e al cigolio leggero delle molle del suo materasso gigante.
Lo chiama ripetutamente tra i gemiti sconnessi, alzando la voce quasi per gioco; lui, che di solito è così silenzioso. Nella sua mente, Edward spalanca la porta e lo sbatte contro il cuscino, entrando in lui con poca grazia e chiamandolo nei peggiori modi.
Quando viene non si preoccupa di macchiare i vestiti, di sporcare. L’unica cosa che fa e continuare a sospirare come se non avesse più forze, invocando dio tra i gemiti che si fanno sempre più deboli.
Rialza la testa non appena il respiro si fa regolare, e il rumore di passi veloci gli allarga il sorriso sul volto, quello della porta del bagno che si chiude di colpo lo fa ridere sotto i baffi.
Si è divertito da morire. Suo fratello anche, ma su quello non avrebbe mai dubitato.
Quando Edward entra in cucina arrossisce di botto a vedere suo fratello seduto sul divano. Velocemente prende posto al suo fianco, scrutandolo quasi come se fosse un alieno.
“Che c’è?” gli chiede Al, con il tono più innocente del mondo. il suo sguardo scivola sul collo, sulle gambe nude; l’unico indumento che il suo fratellino indossa è un maglione color crema di vecchia data che gli ha regalato suo papà, ancora decisamente troppo grande per il suo corpo mingherlino.
“N-niente…” balbetta imbarazzato, e Alphonse sorride mentre gli porge il suo sacchetto di patatine. Edward annuisce al nulla e affonda la mano nel pacchetto, voltandosi a guardare la televisione.
... e all’improvviso si chiede se non abbia bevuto troppo vino, a pranzo.
Fandom: Fullmetal Alchemist
Personaggi/Pairing: Edward Elric, Alphonse Elric
Rating: Nc-17
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Warning: Yaoi, voyeurismo, crossdressing, incest
Riassunto: Al gioca coi vestiti della mamma di quando era una fanciullina. Edward è uno spione. Fate due più due. ♥
Disclaimer: Se io fossi Hiromu Arakawa, sti due tromberebbero fino all'esaspero. Ma purtroppo sono suoi, quindi io non ho nessun diritto su di loro - questo non mi ferma dal fargli fare le peggior cose, comunque :D
Note: Scritta per
![[livejournal.com profile]](https://www.dreamwidth.org/img/external/lj-community.gif)
In a girl's clothes
Lascia scivolare una mano sotto la maglietta, il colletto tondo che gli solletica la pelle mentre china la testa e scioglie i capelli sulle spalle. Le sue gambe sprofondano sul piumone azzurro cielo, le cosce adornate da giarrettiere bianche di pizzo e la mutandina rosa costellata di pois bianchi che si intravede tra la confusione delle pieghe della sua gonna.
Lo specchio lo riflette e lui sorride, aprendo la bocca di pesca per liberare un sospiro basso.
Alphonse non avrebbe mai pensato di poter finire in questo modo, lì a toccarsi e sospirare mentre si guarda e si piace, vestito degli abiti da ragazza di sua madre. Osserva la sua mano accarezzare il petto dallo spazio vuoto tra le clavicole la stoffa che dovrebbe essere piena di un seno che non c’è, gioca con i suoi capezzoli piccoli e rosa, e i denti non sanno fare altro che affondare nelle labbra lucide della sua saliva.
La porta è leggermente socchiusa, uno spiraglio lasciato aperto un po’ per incoscienza, un po’ per provocazione.
È sicuro che da un momento all’altro qualcosa apparirà nell’andito, e non se ne andrà via finché lui non avrà concluso.
Piega la testa all’indietro e geme falsamente, il tono di voce che si alza e si propaga per la stanza, riscaldandola di un calore nuovo. La mano libera scorre leggera sul suo collo, gioca coi suoi capelli d’oro prima di scivolare sulle cosce, a sollevare la gonna candida.
Guarda il suo sesso indurirsi dietro la stoffa semitrasparente delle mutande e sorride, mentre guance calde si colorano di un rosso sempre più intenso. Chiude gli occhi e sospira, e in quel momento non è nessuno, ed è tutto ciò che vuole.
La schiena formicola appena, lì appena sopra il bordo della biancheria.
Riapre gli occhi ed è come una magia, quella che s’è venuta a creare. Lui è lì, nascosto dietro la porta di ciliegio, gli occhi spalancati e una mano che scompare dietro il muro.
Sa che non resterà lì a lungo.
Non cerca il suo contatto visivo, non ne ha bisogno: sa che resterà incollato a lui per tutto il tempo, finché non deciderà che il gioco è finito e lui potrà tornare ad essere l’ingenuo fratellino di Edward Elric, il figlio modello, il ragazzo perfetto.
La mano scivola tra le sue gambe, le cosce lisce e morbide spalancate per offrire a suo fratello lo spettacolo migliore della sua vita.
I bracciali sul suo polso tintinnano, quando la mano avvolge l’erezione scivolata via dalla stoffa leggera dell’intimo. Ne accarezza la punta, ci gioca con le dita e le labbra si schiudono come un fiore al sole, pronte a ricevere qualunque cosa.
La vede, la mano del suo fratellone che si sposta nello stesso identico punto dove lui ha la sua ora, infilata in tutta fretta dentro i boxer.
Geme, il sedere che trova appoggio sui polpacci mentre la mano che giocava col suo petto ora scivola sul materasso per sostenerlo.
Chissà a cosa pensa Ed, vedendolo vestito come una ragazzina.
L’unica cosa di cui è certo al momento è che lo spettacolo gli aggrada, eccome.
Gioca con la pelle, trascinandola con sé mentre le dita si chiudono ad anello e scivolano per la sua lunghezza, e la schiena si solleva e si rilassa ad ritmo quasi calmo, all’inizio. I brividi lo scuotono mentre la mano si muove lenta sulla sua erezione, tortura piacevole per lui e per il suo spettatore.
Gli piace da morire.
“F-fratellone…” lo chiama, labbra gonfie e umettate che si sporgono appena in una supplica. Un gemito arriva in risposta oltre la parete, ma lui fa finta di non sentirlo – Edward guarda e non vuole essere visto, e lui lo farà felice continuando ad ignorare la sua presenza, e ad amarla fortemente.
Alphonse raccoglie le prime gocce di sperma sulla sua punta, portando le dita umide alla bocca e cominciando a lambirle con la lingua, a succhiarle e ripulirle e venerarle come se fossero quelle del fratello; gli occhi sono semichiusi e lucidi mentre pronuncia il nome di suo fratello, i capelli ondeggiano sulla sua schiena senza ritmo preciso.
Un altro gemito.
Stavolta non è basso, non tenta di camuffarlo; è lì, forte, e gli vibra nelle orecchie e lo scuote, ordinandogli di cominciare a toccarsi e toccarsi senza smettere per nemmeno un secondo.
E come può non obbedire, con un fratello che quasi gli fa tenerezza, mentre trema e a momenti per errore chiude la porta, commettendo il peggior sbaglio della sua vita di adolescente con gli ormoni alla gola?
Precludersi una visione celestiale come quella sarebbe davvero in linea con la sua idiozia.
La mano ora scivola perfettamente, lasciando che il rumore della pelle umida si unisca ai suoi gemiti e al cigolio leggero delle molle del suo materasso gigante.
Lo chiama ripetutamente tra i gemiti sconnessi, alzando la voce quasi per gioco; lui, che di solito è così silenzioso. Nella sua mente, Edward spalanca la porta e lo sbatte contro il cuscino, entrando in lui con poca grazia e chiamandolo nei peggiori modi.
Quando viene non si preoccupa di macchiare i vestiti, di sporcare. L’unica cosa che fa e continuare a sospirare come se non avesse più forze, invocando dio tra i gemiti che si fanno sempre più deboli.
Rialza la testa non appena il respiro si fa regolare, e il rumore di passi veloci gli allarga il sorriso sul volto, quello della porta del bagno che si chiude di colpo lo fa ridere sotto i baffi.
Si è divertito da morire. Suo fratello anche, ma su quello non avrebbe mai dubitato.
Quando Edward entra in cucina arrossisce di botto a vedere suo fratello seduto sul divano. Velocemente prende posto al suo fianco, scrutandolo quasi come se fosse un alieno.
“Che c’è?” gli chiede Al, con il tono più innocente del mondo. il suo sguardo scivola sul collo, sulle gambe nude; l’unico indumento che il suo fratellino indossa è un maglione color crema di vecchia data che gli ha regalato suo papà, ancora decisamente troppo grande per il suo corpo mingherlino.
“N-niente…” balbetta imbarazzato, e Alphonse sorride mentre gli porge il suo sacchetto di patatine. Edward annuisce al nulla e affonda la mano nel pacchetto, voltandosi a guardare la televisione.
... e all’improvviso si chiede se non abbia bevuto troppo vino, a pranzo.
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Date: 2010-05-02 10:37 pm (UTC)Pensa che volevo fare una richiesta su
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Date: 2010-05-02 11:01 pm (UTC)