[identity profile] ex-naripolp.livejournal.com posting in [community profile] mmom_italia
Titolo: It's the nature of the experiment It's the patterns of my temperment
Fandom: Sherlock BBC
Personaggi: Sherlock Holmes
Betareader: [livejournal.com profile] mikamikarin  
Rating: R
Avvertimenti: Self!love
Conteggio parole: 1212 ( [livejournal.com profile] fiumidiparole  )
Riassunto: Pigramente digita il primo indirizzo, alzando un sopracciglio quando sul monitor appaiono donne prosperose senza un pelo nel corpo che non siano capelli.
“E poi è rilassante. Prova prima di andare a dormire, due colpetti e pam, dormi sogni tranquilli.”
Lo trova nauseante, se deve essere sincero.
Note:
1. Scritta per il [livejournal.com profile] mmom_italia  <3
2. Terza fic, stavolta con il signor consulente investigativo \O/ Forse è un pochino macabra, non lo so, ma magari no. Leggete e poi ditemi.


Ci sono libri sparsi a terra, provette e appunti di chimica che diventano arancioni alla luce del tramonto. L’aria è appiccicosa, fastidiosa tra la sua pelle e la camicia bianca – comincia a puzzare di sudore, sarà il caso di darlo alla serva e fargliela lavare, prima di rimanere senza vestiti.
Per fortuna è venerdì.
Sherlock sospira ripassando a testa in giù la lezione di violino; ha un esame che si avvicina a passi da gigante, e la sua voglia di far sempre le solite cose segue i suoi movimenti, mandandolo in un ciclo continuo di noia a cui segue solo e soltanto altra noia.
Ha bisogno di qualcosa di nuovo a cui pensare, qualcosa di diverso da note, archi, compiti di fisica che sa già risolverà in meno di cinque minuti. Effettivamente ha qualcosa da verificare, un esperimento per capire perché i suoi compagni di corso siano così stupidi e schiavi della quotidianità.
Allunga un braccio verso il libro di matematica abbandonato ai piedi del letto, intrufolando le dita tra le pagine per acchiappare un post-it azzurro; sopra ci sono segnati siti web scritti di fretta a matita, perché la gente non curiosi troppo. Legge gli indirizzi e sbuffa, sentendo la voglia di verificare scemare inesorabilmente.
Ma in fondo, è pur sempre qualcosa di nuovo.
Con uno sbuffo pesante si mette seduto sul letto, aprendo il portatile tra le sue gambe.
“Mi chiedo come tu faccia a farne a meno, è una cosa naturale, automatica.”
Lui si chiede come sia possibile che la mente degli esseri umani si limiti a soddisfare i bisogni primitivi, e non ad andare oltre. Pigramente digita il primo indirizzo, alzando un sopracciglio quando sul monitor appaiono donne prosperose senza un pelo nel corpo che non siano capelli.
“E poi è rilassante. Prova prima di andare a dormire, due colpetti e pam, dormi sogni tranquilli.”
Lo trova nauseante, se deve essere sincero.
Muove il dito sul touchpad e sospira già stanco, cliccando su un link a caso. Subito la stanza si riempie di gemiti troppo alti e falsi, primi piani di vagine violate da peni troppo grossi per essere veri.
L’unica cosa che prova è una gran pena per due persone che sembrano bestie da circo.
Tuttavia, decide di continuare a guardare – perché insomma, un motivo ci deve pur essere se la maggior parte dei suoi compagni di classe passa il tempo a tenersi in mano il pene per una decina di minuti davanti a una cosa del genere. Abbassa comunque il volume, infastidito.
“Cosa dovrei trovare di eccitante nell’atto riproduttivo?”
“Tu sei tutto strano. Prova, almeno. Tieni, guarda qua.”

Non riesce a vedere lo splendore nei primi piani sfocati sul sedere di lei, o sul suo seno troppo siliconato, o delle sue labbra a canotto aperte quasi quanto le sue gambe. Trova il tutto assolutamente antiestetico, semplicemente inguardabile. Si passa una mano tra i capelli, grattandosi dietro la nuca, con un’espressione enigmatica sul volto.
Eppure, agli altri piace – a conferma che l’intera umanità è ben più di gradino sotto di lui.
Con uno scatto isterico chiude il computer, che protesta con uno sbuffo della ventola. Lo abbandona sul pavimento, per poi sdraiarsi e guardare il lampadario finché la vista non si sdoppia e chiudere gli occhi diventa un obbligo.
Non riesce a capire.
Serra le palpebre con forza, visualizzando nella sua mente i due attori e mordendosi un labbro in frustrazione. Immagina i loro gemiti, immagina la pelle sporca di sperma di lei, uno spreco di cervello, uno spreco di carne che potrebbe essere usata per scopi migliori – sarebbe interessante studiare il suo cervello, anche se probabilmente non troverebbe altro che liquido seminale, tra un neurone morto e l’altro.
La vede curva su un tavolo rotondo di una sala da pranzo modesta, lei e il suo seno pieno di plastica che ballonzola ad ogni spinta. Lascia che nella sua mente il tavolo diventi rettangolare e grigio, metallico, freddo. Immagina che lei sia sopra, nuda e sdraiata – in fondo è quello che le piace. La vede morta, forse per omicidio, forse per qualche malattia venerea, non ne ha idea e non gli importa.
Immagina di doverle aprire il torace, così da poter rompere le sue costole e infilare una mano tra i polmoni e scavare fino a trovare il cuore. Sente mucose e ossa sfregargli tra la pelle, sente il sangue che gocciola tra le dita e macchia i suoi guanti di lattice.
Sorride, riaprendo gli occhi per qualche istante.
“Eh, come si fa, come si fa. Pensi a qualcosa che ti ecciti e ti infili una mano nelle mutande, cos’altro vuoi fare.”
Si inarca appena, quando la mano scivola e sosta nel cavallo del pantaloni. C’è una scossa che parte dal basso ventre e risale velocemente la spina dorsale, mandando al suo cervello nuovi impulsi. Focalizza nuovamente l’immagine del corpo aperto dietro le sue palpebre, sogna di chinarsi e assaggiare un brandello di tessuto, la carne che si frantuma tra i denti lasciandosi dietro un sapore metallico. Non gli piace, non lo farà mai, ma l’adrenalina adesso scorre e gli fa girare la testa, e non si rende quasi conto di aver appena scostato l’elastico dei pantaloni, sentendo finalmente carne dura e pulsante sotto le sue dita.
Geme, sputando fuori l’aria dai polmoni.
Sente che c’è qualcosa di sbagliato in quello che sta facendo, perché adesso che la sua mano si muove sulla sua erezione, adesso che sulle labbra non ha spazio che per gemiti, gli sembra una cosa totalmente diversa da quella di cui parlavano i suoi compagni. C’è qualcosa di distorto e inspiegabilmente affascinante, ed è esattamente per questo che smette di preoccuparsi di dove la sua mano vada, quando questa tocca i testicoli e gli fa scappare un gemito più alto.
Capisce il piacere, capisce la sensazione che stringe lo stomaco e svuota il cervello per pochi, brevissimi attimi. Capisce e più capisce più la sua mano accelera il ritmo, obbligandolo a spezzare i suoi respiri, obbligandolo a curvarsi appena e ad aprire di più le gambe, perché non sembra mai abbastanza. Un colpo di polso e sta analizzando le sue mani perfette – sarà l’assunzione costante di vitamina E -, un altro colpo ed è passata alle braccia toniche – merito del costante aggrapparsi a qualcosa per non sbilanciarsi e cadere durante l’atto –, un altro ancora e non vede più, la donna è sparita in un cumulo di mosche bianche che tremano sul suo labbro inferiore. Il respiro si fa così veloce che per un istante si chiede se non stia avendo un qualche attacco, mentre i suoi occhi si stringono diverse volte per rimettere a fuoco la sua camera.
Non ha assolutamente idea di cosa sia appena successo; sa solo che il cuore batte a un ritmo insolitamente veloce e la sua mano è sporca e appiccicosa, ed è la prima volta che succede, e ha sedici anni, e il mondo ha appena fatto una capriola dentro la sua testa sempre impegnata ed è rimasto troppo occupato a rimettersi in sesto per pensare e deve ancora decidere se gli sia piaciuto o no.
Molto probabilmente domani in classe non ne farà parola con nessuno: omettere particolari pericolosi non rientra nella sua indole, e togliendo alcuni elementi della sua esperienza, il tutto risulterebbe semplicemente noioso. Meglio seppellire tutto in un angolino del suo cervello per non mostrarlo a nessuno.
Almeno per ora.

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