[identity profile] mikamikarin.livejournal.com posting in [community profile] mmom_italia
Titolo: The Fantasy
Fandom: Axis Power Hetalia
Personaggi/Pairing: Germania/Italia
Rating: R
Wordcount: 1119
Warning: masturbation...?
Disclaimer: non sono miei ma di Himaruya-san! <3


Forse aveva semplicemente sbagliato approccio, con lui. Forse non doveva girarci troppo attorno, era ovvio che lui le cose vaghe non le capisse, in fondo conosceva bene il limite delle sue facoltà intellettive. Ludwig pensava, e pensava, ma non riusciva assolutamente a giungere ad una conclusione abbastanza decisiva, o quantomeno soddisfacente. In fondo, cosa c'era di più esplicito, nel campo dei tentativi di fare l'amore, di ciò che aveva fatto fino a quel momento? Erano giorni che si stava arrovellando il cervello in cerca di una risposta, ma quella sembrava solamente un'utopia, una chimera che volava sempre più lontana ad ogni pensiero e ad ogni sega mentale. Come poteva approcciarsi ad Italia in modo che lui capisse, senza ma e senza se, il tuo bisogno disperato di andare a letto con lui? Doveva dirglielo esplicitamente? Doveva fare la parte del tedesco cattivo e cominciare col fare finta di forzarlo e poi condurlo gentilmente verso la via del piacere? Doveva supplicarlo in ginocchio per non fare le sue solite idiozie, per cercare di essere serio almeno in quel momento, o almeno provarci con tutte le sue forze? In fondo sarebbe piaciuto ad entrambi, e molt, non ad uno soltanto. Allora perché era così difficile?

All’improvviso, i passi di Italia dietro la porta, il cigolio dei cardini (dovrebbero essere stati oliati di recente, ma avrebbe dovuto farlo Feliciano, quindi tutto si spiega), la sua voce squillante che interrompe il suo flusso di angoscia. Alza gli occhi dalle mani quando lo sente entrare.

"Veh, Doitsu, che fai in camera tutto solo al buio?"

Il tedesco si vergognava profondamente di confessargli che le tenebre davano un tocco di inquieto romanticismo e malinconia, e che trovava che fosse lo scenario ideale per i pensieri che lo stavano assillando da giorni. "Risparmio sulla luce, una parola che dovresti imparare anche tu.", gli rispose con tono duro, ricomponendosi. Tossì; gli fecero male gli occhi quando Feliciano aprì la luce. Il ragazzo si sedette al suo fianco, attaccandosi a lui, in un moto improvviso di affetto. Le molle del materasso cigolarono, e gli suggerirono pensieri tutt’altro che casti; era talmente provato dalla vita con l'italiano che era ormai sull'orlo della disperazione.

"Ho capito, che bravo che sei tu! Se non ci fossi tu sarei davvero disperato, non saprei proprio come fare! Grazie di esistere, Lud...", e lo baciò, circondandogli il braccio, appoggiando il viso sorridente e dolcissimo.

Germania si considerava oramai al limite. Gli occhi luminosi e sciolti con cui gli aveva parlato - come faceva a dire certe cose con quella naturalezza disarmante? Lui doveva prepararsi psicologicamente solo per dirgli che gli voleva bene, e solo sotto supplica - il sentire il battito del suo cuore così vicino, il calore del suo corpo fuso al suo. Lo faceva apposta? Se fosse stato così, sarebbe riuscito a capire, ma a pensarci sarebbe stato un po' fuori personaggio. Sospirò, quasi divertito nella disperazione, gli baciò piano i capelli - profumavano di lampone, aveva usato lo shampoo nuovo. A quel tocco fu come se Italia si destasse dal sonno: le palpebre leggermente abbassate, si mise in braccio al suo ragazzo, a cavalcioni su una gamba. Doitsu sentiva distintamente il suo sesso, ed arrossì fortemente.

“Ludwig…”, sospirò al suo orecchio, con una voce bassa che non sembrava assolutamente sua, totalmente estranea alla sua persona, che contribuì ancora di più all’imbarazzo del tedesco, “sai, ti stavo cercando, in verità…”

La sua mano andò a slacciare la cintura dell’uomo, si infilò nelle mutande, prendendogli il sesso tra le dita. Le labbra si attaccarono al collo, lo succhiò leggermente mentre prendeva a masturbarlo con una lentezza estenuante.

L’aria gli mancava, boccheggiava per cercare di respirare, non sapendo se lo eccitava di più avere il suo adorato ragazzo sulla gamba che faceva quello che stava facendo (oddio, oddio, ma davvero?!) o quell’improvvisa presa di iniziativa.

Gemette il suo nome a monosillabi; lui lo guardò con occhi intensi e pieni d’amore, leccandogli l’orecchio, poi giù per il profilo del collo. “Volevo farlo da tanto tempo, ma lo sai che sono un po’ lento, amore mio, mi ci vuole un pochino prima di decidermi a fare qualcosa…”

La mano sembrava non decidersi mai ad accelerare il ritmo, come a volerlo torturare, punire per non si sa quale crimine – ma doveva averne commesso uno veramente grave, se la punizione era tanto pesante e dolorosa. Doitsu si ritrovò a doverlo supplicare, implorare, ma neppure così ottenne qualcosa. Lo guardò negli occhi, disperato, “Ti prego Feliciano muoviti sto morendo…”, gemette tesissimo, mentre lo abbracciava al collo.

“Dai, non ti vuoi divertire? Ancora un pochino così…”

“No che non voglio divertirmi…”

“Pff, sei proprio un tedesco…”

Solo a quel punto, quando capì di essere riuscito ad estrarre tutto il divertimento infantile che riusciva dalla situazione e dalla disperazione pura che colava dalle parole e dalle iridi azzurrissime del suo ragazzo – solo allora si decise ad esaudirlo, a dare velocissimi colpi di polso. “Ti amo, Ludwig, lo sai? Ti amo tanto, tantissimo…”, mormorò tra il rumore dei baci e il gemere scomposto e sconnesso del suo tedesco. Quasi urlò, ad un colpo più forte degli altri – inarcò la schiena, chiuse gli occhi, quasi si buttò sul materasso, ma evitò, perché voleva godersi ogni secondo ed ogni minima espressione del viso di Italia. Era splendido.

Quando venne sul suo palmo, Feliciano si mise la mano davanti alla bocca, leccando piano. Questo fece andare nei matti, lo eccitò a tal punto da spingerlo sul letto all’istante, per cominciare a spogliarlo.

“Non credere di passarla liscia, a questo punto…”

“Certo che no, sono qui per essere punito…”, miagolò l’italiano, ancora leccandosi i polpastrelli.

Gli tolse i pantaloni per andare a baciare le cosce…

 

Una voce squillante e lontana; il suo corpo scosso da… chi? Da cosa? C’era il terremoto? Ma non poteva esserci ora, si stava per fare Italia, cazzo! Allora c’era davvero qualcuno che non voleva che avesse una vita sessuale felice ed appagante, lassù!

“Doitsu! Doitsu svegliati, ti sei addormentato in bagno! Ahah, sei buffissimo Doitsu!”

“… eh…?”

Piano piano aprì le palpebre, e si ritrovò davanti il viso del suo ragazzo che lo scrutava come si guarda una bestiolina buffa.

“Ti sei addormentato sul water! Ahahah, allora non succede solo a me! Tu che mi rimproveri sempre, vedi che può succedere a tutti come dico io? Ahahahah!”

Doitsu sentì il rumore dello scatto di una macchina fotografica. “Questa devo assolutamente farla vedere a tutti! Sì sì, proprio a tutti!”, e Italia fuggì, orgogliosissimo di sé.

Lo guardò andarsene con gli occhi spalancati, in stato di semi shock. La realtà lo schiacciò, deprimendolo.

Solo un sogno. E lo aveva anche eccitato. E Italia non se ne era accorto, e dire che non era così difficile, considerando che aveva le mutande calate.

Pareva proprio che portarsi a letto Italia dovesse rimanere un’utopia.


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